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cheticonsiglio_

Zero: Una storia di superpoteri e inclusività


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  • @cheticonsiglio_

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La storia trae ispirazione dal romanzo Non ho mai avuto la mia età, di Antonio Dikele Distefano, ideatore della serie stessa. A scandire il ritmo di questo racconto "di strada", le canzoni e la colonna sonora di vari artisti italiani e internazionali della scena rap.

La storia di Zero è una storia di inclusività, come ha detto lo stesso creatore, l'obiettivo era creare un prodotto con italiani neri che avevano una storia da raccontare e non definirli solo per il colore della loro pelle e il risultato è sicuramente eccellente , come ha più volte ribadito il cast della serie nel corso di un'intervista.

Fin dall'inizio si viene travolti dalle storie dei protagonisti e dai continui bisogni del Barrio, permettendo allo spettatore di dimenticare completamente l'etnia degli attori o le loro origini. Zero è una storia di invisibilità, quella che provano tutti i ragazzi durante la loro adolescenza, un senso di smarrimento che spesso ti porta a non essere compreso, a sentirti giudicato. Zero è la storia di Omar, un ragazzo che ha sempre passato le giornate chiuso in casa a disegnare i suoi amati manga, per paura di essere giudicato dal mondo, ma un giorno scopre di avere un grande potere, diventando invisibile e noi cinefili lo faremo lo sappiamo meglio di chiunque altro: da un grande potere derivano grandi responsabilità.


Proprio grazie a queste responsabilità, Zero si ritrova a vivere una vita diversa, scopre l'amore, l'amicizia e il senso di appartenenza al suo quartiere e inizia così una lotta contro i criminali sudamericani che in realtà nascondono qualcosa di più grande, Deeper.

L'idea alla base di questo progetto è quella di focalizzare l'attenzione dello spettatore sulla vita di quei ragazzi "dimenticati" per far capire al mondo che esistono, non sono invisibili, e il risultato è una metafora che colpisce come un pugno nello stomaco. L'obiettivo dichiarato di Dikele era quello di rappresentare personaggi e una storia che appartenessero a tutti, un mondo normale fatto di ragazzi e storie senza perdersi in quelle vicende contorte che ci vengono propinate quotidianamente nelle varie serie tv e per fare questo avevamo bisogno di ragazzi giovani con la forza di mettersi in gioco.

Da qui la scelta di attori quasi totalmente alle prime armi, che il più delle volte sullo schermo sono immaturi, si mangiano poche parole e questo più che diventare un difetto della serie, la rende solo più reale, proprio perché Zero vuole arrivare a tutti e vuole raccontare la storia di ogni ragazzo che almeno una volta si è sentito invisibile. Il filo conduttore che li lega e li rende un gruppo solido (citando Momo) è il passato difficile e turbolento, che li ha resi ragazzi più forti e coraggiosi, che non si tirano indietro di fronte al pericolo.


Nonostante la sceneggiatura non renda importanti alcuni personaggi secondari, grazie alla forza dell'attore anche loro riescono a farsi apprezzare: basti pensare ad Awa (interpretata da Virginia Diop), che in una futura seconda stagione avrà sicuramente un ruolo più centrale vista la premesse finali, o personaggi come Sharif (Haroun Fall) e Momo (Dylan Magon) che sono il vero collante del gruppo.

Gli effetti speciali e l'invisibilità vera e propria messa in scena sono stati realizzati con grande cura e sembra di assistere a un prodotto d'oltreoceano, ma poi ci soffermiamo sul Bosco Verticale, su Piazza Duomo e sulle mille sfaccettature di Milano e apprezziamo ulteriormente un prodotto che per la prima volta ci rende giustizia.

Antonio Dikele dichiara più volte di essere appassionato di manga e fumetti e si vede nel suo prodotto. Viene sviluppato un supereroe atipico, fuori dai canoni classici che non vuole salvare il mondo e non ha bisogno di combattere contro grossi robot meccanici o mostri provenienti da altri pianeti. Affronta gli esseri umani, difende il suo popolo e non si pone su un piedistallo dal quale tutti possano ammirarlo, ma si pone sullo stesso piano della sua "ciurma". Un ragazzino che può permettersi errori causati dall'inesperienza può far sognare un intero quartiere e può innamorarsi di una ragazza come chiunque altro al mondo. Insomma, la storia di un ragazzo normale.

Ultima nota, ma fondamentale, è la scelta della colonna sonora guidata da Mahmood e altri artisti del panorama rap che, durante le puntate, scandiscono gli eventi che scorrono sullo schermo quasi a raccontare una seconda storia, una parte più profonda di i personaggi, una narrazione ancora nascosta.

Zero è quindi un teen drama che del genere ha ben poco, è un prodotto che cerca di lanciare un messaggio ancora più grande e riesce nel suo intento con una leggerezza disarmante, senza appesantire la visione e senza citare continuamente quei discorsi che hanno già stato visto. Porta una rivoluzione sul palcoscenico delle serie italiane e il fatto che possa arrivare in 190 paesi diversi non può che renderci felici, tenendo presente che sono persone come noi, ognuno con il proprio sogno, ognuno con le proprie pene, ma soprattutto, ognuno con il proprio passato e la propria vita.

Alla fine ci viene mostrato qualcosa di ulteriormente importante aprendo le porte ad una seconda stagione che, viste le premesse iniziali, quasi sicuramente si farà. I tempi non sono ancora maturi, ma per ora ci godiamo il nostro primo supereroe italiano che non combatte forze soprannaturali ma persone comuni con scopi loschi.


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